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Food, Storie di alimenti

la grandiosa storia del cono

Qualche giorno fa ho letto un bell’articolo sul sito del sole 24 ore riguardante la storia del cono gelato: “Dove è stato inventato il cono gelato? In America, da un italiano” di Alessandro Marzo Magno -(http://food24.ilsole24ore.com/2014/07/cono/)

Una storia affascinante e piena di risvolti anche… insoliti (e con un impensabile collegamento all’EXPO)

1904-Worlds-FairUno dei risvolti insoliti (che non mi aspettavo di incontrare), per esempio, è che il bell’articolo appena citato è identico alla prima parte di un articolo su un altro blog, in inglese, di un mese prima: http://icetrail.blogspot.com/2012/04/ice-cream-sandwich-flavours-recipe.html

Basta fare una piccola ricerca sul web per scoprire e approfondire una vicenda ancor piena di dubbi. Resta, infatti, ancora controversa la vera paternità del cono.

Andiamo ai fatti.

La storia, quella scritta e accreditata ormai a livello internazionale, assegna la paternità del cono a Italo Marchioni. Un immigrato italiano che il 22 settembre 1903 ha il pregio di registrare un brevetto per la produzione in larga scala di biscotti a tazza per gelato. La storia di Marchioni è ben nota e riportata anche da wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Cono_gelato)

Il primo risvolto interessante è proprio qui. Un po’ come la vicenda tra Bell e Meucci per il telefono, spunta fuori un altro brevetto, datato un anno prima (1902) e depositato da un altro immigrato italiano: Antonio Valvona

Entrambi i brevetti sono visionabili oggi, grazie alla moderna tecnologia offerta da google:

05240u_previewTra Valvona e Marchioni, entrambi originari del Cadore, prima di quegli anni, vi furono senz’altro numerosi contatti e collaborazioni. Successivamente ognuno prese la propria strada e registrò il proprio brevetto. Come un giudice riconobbe in seguito è evidente (anche dalle immagini dei progetti delle macchine) che Marchioni copiò l’idea originale brevettata da Valvona migliorandone la produttività. A conferma di questo si può trovare su un sito statunitense (http://www.zingersicecream.com/history.htm) una testimonianza di un discendente dei protagonisti. Bill Keller, il cui nonno era Frank Marchioni, un socio di Antonio Valvona e anche cugino di Italo. Secondo il nonno di Keller, Italo Marchioni avrebbe preso l’idea a Valvona senza aggiungere molto al progetto originale e questo è il motivo per cui Frank e Antonio citano (e vincono) la causa legale contro Italo.

Però, come riportano un po’ in tutti i siti che parlano di questa storia (come ad esempio http://www.ilpost.it/2013/06/07/storia-cono-gelato/), la sconfitta legale non intaccò totalmente la fama di Italo Marchioni, che a giudicare dal necrologio pubblicato dal New York Times alla sua morte, il 29 luglio 1954, recitava: «Nel 1896 preparò il primo cono e alcuni anni dopo, secondo la sua famiglia, ne ottenne il brevetto originale. […] Il dibattito sul brevetto del cono, oggetto di molte controversie e polemiche, non è mai stato del tutto risolto».

La storia non finisce qui, merita un approfondimento. Se, infatti, si guardano bene le immagini dei brevetti di Marchioni e Valvona non si vedono macchine per la produzione di veri e propri coni ma, piuttosto, delle coppette o comunque dei contenitori edibili ma non a forma di cono completo. Ed è per questo che la paternità del cono viene, da alcuni libri sulla storia del gelato negli USA, narrata diversamente e datata 1904 in concomitanza con l’esposizione universale di St. Louis (si proprio l’EXPO). A St.Louis, inoltre nell’estate del 1904 si svolsero anche le Olimpiadi. La concomitanza degli eventi portò un numero altissimo di espositori, commercianti e, ovviamente, visitatori.

Come descritto, anche nell’articolo di Marzo Magno (dal sito del Sole 24 Ore), durante la fiera, la vicinanza di bancarelle di produttori di dolciumi e venditori di gelato contribuì alla nascita della fortunata idea di spalmare il gelato sui dolci arrotolati a cono. Quale dolciume fu il primo realmente ad essere arrotolato non è certo. Quello che è certo è che è una paternità che sembra contesa tra diversi mediorientali (http://www.nytimes.com/2013/06/02/magazine/who-made-that-ice-cream-cone.html?_r=2&)

Il più accreditato sarebbe tale Ernst Hamwi, siriano. Nonostante la mancanza di dettaglio nel racconto di Hamwi, i libri di cucina oggi generalmente lo accreditano come primo produttore del cono. (http://www.saudiaramcoworld.com/issue/200304/zalabia.and.the.first.ice-cream.cone.htm)

Ma la storia, a questo punto, meriterebbe un vero romanzo. Perché i padri autodichiarati del cono sarebbero molti.

Come riportato nel libro “Chocolate, Strawberry, and Vanilla: A History of American Ice Cream” di Anne Cooper Funderbur, Ernest A. Hamwi gestiva un chiosco per fare zalabia, una sorta di frittella a cialda (una specie di waffle croccante). Accanto a lui era presente un venditore di gelati. Molti clienti acquistarono le sue frittelle e poi le mangiarono con il gelato del chiosco vicino. A quel punto Hamwi (come dichiarò in una lettera di vent’anni dopo inviata al Ice Cream Trade Journal ) provò ad arrotolare la cialda a forma di cono, in modo che potesse contenere il gelato e anche diventare portatile, per consentire ai clienti di godersi le stranezze in mostra alla fiera.

942251_573031239385692_770582437_nUn altro padre putativo sarebbe l’immigrato di origine libanese Abe Doumar che osservando i visitatori, suggerì ad Hamwi di arrotolare le cialde a cono in modo che possano tenere il gelato.  Anche Nick Kabbaz (siriano) presumibilmente impiegato di Hamwi dichiarò di aver avuto l’idea delle cialde a cono.  Infine anche un turco: David Avayou disse che notando che molti visitatori della fiera di Saint Louis non compravano il gelato perché non volevano perdere tempo a mangiare in ciotole di ceramica da restituire inventò l’utilizzo della ciotola edibile (richiamando l’usanza francese di coni di carta e convertendoli in coni si farina e uova).

Riassumendo, tutti quelli che a un certo punto del 1904, affermarono di aver inventato il “cono” (durante l’Expo di St. Louis) sarebbero:

  • Ernest Hamwi venditore waffle crea cono gelato per aiutare Arnold Fornachou (gelataio)
  • Ernest Hamwi venditore waffle crea cono gelato per aiutare Charles Manches (gelataio)
  • Charles Manches fornitore di gelato che utilizza la cialda Ernest Hamwi come un contenitore
  • Nick Kabbaz, che ha affermato di aver lavorato per Hamwi e ha detto che l’invenzione era una sua idea
  • Abe Doumar sostiene di aver inventato il cono
  • David Avayou fornitore di gelato che ha affermato di aver iniziato a vendere coni commestibili

doumars-9La vera paternità sarà difficile da attribuire ma tutti questi personaggi inizieranno delle attività industriali e commerciali in seguito lucrosissime. Marchioni aprì una fabbrica di coni e cialde a Hoboken, New Jersey. Hamwi nel 1910 avviò il Missouri Cone Company a Saint Louis, e morì nel 1943, milionario grazie a coni gelato. Il libanese Doumar iniziò la sua propria produzione di coni che passò ai suoi discendenti. Nick Kabbaz diventò ricco con la sua Ice Cream Cone Company. Solo il turco David Avayou non ebbe successo ma solo perché la sua attività di produzione coni andò così bene che i proprietari del centro commerciale in cui lavorava riuscirono a sottrargliela.

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La macchina ideata da Abe Doumar per la fabbricazione manuale dei coni. Questa macchina ha più di un secolo (e si vede!!). Mangereste voi un cono che tocca tutta quella ruggine (e quei guanti)?

I discendenti di Abe Doumar utilizzano ancora una macchina per la fabbricazione dei coni di oltre un secolo ed oltre ad essere perfettamente efficiente è anche una attrazione poiché la dichiarano la prima macchina per la produzione dei coni e dicono di avere anche la storia originale della nascita del cono. Secondo il nipote Albert Doumar (che a 88 anni è ancora il proprietario del Doumar’s Cones and Barbecue a Norfolk, in Virginia), come Hamwi, Abe Doumar venne negli Stati Uniti dalla Siria all’età di 15 anni con un biglietto di terza classe e presto trovò lavoro come venditore di souvenir nelle fiere di tutto il paese. Nel 1904, all’età di 20 anni durante l’esposizione universale vendeva souvenir di giorno e, di notte, si univa ai venditori zalabia. Secondo il racconto Abe prese un zalabia e l’arrotolò in un cono, proprio come era stato abituato a fare con pezzi tondi di piadina in Siria quando si faceva un panino. Ma invece di pane, questo era zalabia, e invece di riempire il cono con fette di carne o di falafel, ci mise il gelato a fare quello che ha definito “una sorta di panino siriano gelato. Abe condivise l’idea liberamente tra i fornitori e fu in questo modo che la diffusione dell’”invenzione” si propagò da uno stand all’altro.

Sta di fatto che l’idea viene sfruttata da molti e entro pochissimo tempo in diverse parti degli stati uniti nascono fabbriche di coni per gelato.

Una testimonianza la si trova il 4 settembre 1904 sul Washington Post, a pag. 5 “Una delle ultime novità, estremamente popolare, è l’idea di vendere gelati racchiusi in una cialda a forma di imbuto di sapore delizioso. La novità dell’idea, la delicatezza di questo prodotto, creano la popolarità di questa combinazione di gelato e dolce.”

Il passo per l’industrializzazione è breve una decina di anni dopo si registrarono i brevetti per macchine industriali.

Un esempio è il brevetto del 1913 di Frederick Bruckman per una macchina per fare i coni arrotolati (http://www.google.com/patents/US1379080)

FINISCE QUI?… solo per gli americani che, ovviamente, dopo un romanzo naturale di questo genere dove un crogiuolo di etnie diverse contribuisce ad inventare un “qualcosa” che, in definitiva, cambia radicalmente le abitudini di tutto il mondo, è allo stesso tempo il coronamento del sogno americano e l’incarnazione del credo made in USA. Infatti alcuni articoli sul tema concludono con la frase “Cosa c’è di più americano”

Per il resto del mondo è giusto definire la paternità del cono in modo meno nazionalistico e con una datazione molto più antica.

Il documento scritto più antico che parla di coni commestibili risale al 1888 quando la signora Agnes Marshall (1855-1905) scrisse nel suo libro di cucina di mettere gelati e sorbetti in coni commestibili

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porzione del dipinto del 1807 in cui si vede la signora, all’interno del frascati, mangiare un cono gelato.

Andando ancora più indietro, in un dipinto del 1807 di Louis-Philibert Debucourt che raffigura l’interno del caffè Frascati di Parigi, si intravede una signora con un cono gelato nel classico gesto di portarselo alla bocca per gustarne il sapore. Il gesto è moderno e familiare a tutti noi consumatori di coni gelato del 21esimo secolo: cono leggermente a punta, la bocca aperta per una leccata. Il Frascati era al tempo di un certo Garchi (di cui non si hanno notizie se non che era di origine napoletane), noto per i suoi gelati e che arrivò ad avere fino ad otto punti vendita a Parigi. I locali però erano più della case da gioco che di ristoro e ben presto videro il declino di Garchi e dei successivi proprietari chiudendo definitivamente nel 1838 (per divieto pubblico delle case da gioco) senza lasciare testimonianze sui gelati. Non sappiamo se il cono fosse commestibile o meno.

Una storia molto più recente e molto, molto più italiana è invece quella legata al cono pre-riempito congelato. Nel 1959, Spica, un produttore di gelato italiano con sede a Napoli, inventò un processo per la produzione di coni che potevano essere congelati insieme al gelato. All’interno del cono la cialda veniva isolata dal gelato tramite uno strato di olio, zucchero e cioccolato. Spica registrò nel 1960 la sua invenzione col nome “Cornetto”. Inizialmente le vendite erano poche, ma nel 1976 la Unilever acquisì il prodotto e iniziò una campagna di marketing di massa in tutta Europa. Il brand “Cornetto” è oggi uno dei più popolari gelati in tutto il mondo.

E questo e tutto.

 

Le tappe salienti in ordine cronologico:

  • 1770 i ricercatori hanno trovato libri di cucina che menzionano pasticceria e creme nelle stesse ricette
  • 1807 un dipinto mostra una donna che mangia quello che sembra essere un cono con gelato
  • 1888 il Ricettario della signora Marshall contiene la prima menzione di coni utilizzato per servire il gelato
  • 1896 Italo Marchiony inizia a vendere il gelato in un contenitore dal suo carretto a New York City
  • 1901 Antonio Valvona (A.Valvona & Co. Ltd) è un produttore di gelati in Inghilterra
  • 1902 Antonio Valvona inventa e brevetta una macchina per la creazione di coppe biscotto gelato
  • 1903 Italo Marchiony, New York, NY ha concesso il brevetto la macchina che fa stampi biscotto  per il gelato
  • 1904 St. Louis ospita la Fiera Mondiale (Louisiana Purchase Exposition)
  • 1904 più di 50 fornitori gelato e più di una dozzina di stand  di dolciumi e cialde lavorano all’evento
  • 1909 Leonard L. Westling, Pittsburgh, Pennsylvania inventa e brevetta commestibili-Cone Shaper
  • 1911 John P. Groset, Bothell, Washington inventa e brevetta Ice Cream Cone Cooking Apparatus
  • 1913 Frederick Bruckman, da Portland, Oregon, brevettò una macchina per fare i coni arrotolati.
  • 1913 John P. Groset, Bothell, Washington migliora e brevetta la macchina per la cottura di Ice Cream Cone
  • 1918 Albert George, insieme ad altri membri della famiglia ha iniziato il George & Thomas Cone Company
  • 1924 brevetto per ice cream Cone Rolling Machine rilasciato a Carl R. Taylor di Cleveland, Ohio
  • 1924 il cono ha guadagnato enorme popolarità e gli americani consumavano 245 milioni di coni all’anno

 

Sitografia: